Edizione nr 2 - Novembre 2024
Conosciamoci un po'...
A cura di Pia Eleonora Sabella
MANUELA MOFFA
"I miei 16 anni alla Dancing Art Molise"
Questa sezione è dedicata alla conoscenza di alcuni dei nostri atleti.
Ogni mese pubblicheremo un'intervista diversa
Ciao a tutti, carissimi lettori!
Benvenuti in questo piccolo spazio virtuale dove accoglieremo, ogni volta, un componente della nostra società che, rispondendo alle nostre domande, potrà condividere con noi tutti la sua esperienza nella danza! Questa volta a rispondere alle nostre domande sarà Manuela Moffa. Manuela è una ballerina ormai “veterana” della Dancing Art Molise: ballerina AS e di interesse internazionale, Manuela ci guiderà alla scoperta della sua danza tra ricordi del passato e consapevolezze presenti e future.
Ciao Manuela, presentati brevemente!
“Ciao, sono Manuela e sono una ballerina della Dancing Art…”
Da quanto tempo danzi? Che stili pratichi?
“Danzo da quando avevo tre anni, quindi sono sedici anni che ballo qui alla Dancing Art. Attualmente mi sono dedicata alle danza accademiche come lo show dance, il modern e il jazz, ma in passato ho praticato anche danze latine”.
Come è la tua giornata tipo?
“Mi sveglio (qualche volta in orario), vado in università dove seguo le lezioni, torno a casa, pranzo, studio e ovviamente danza.”
Quando è nata la tua passione per la danza? E cosa rappresenta per te?
“La mia passione per la danza è nata quando, ancora nella prima sede della Dancing Art, accompagnavo mia sorella. Visto che, però, ero ancora troppo piccola per praticarla, chiedevo sempre di dover andare in bagno (ovviamente non era vero) per poter entrare in sala e guardare le ragazze più grandi che ballavano. Da lì, giorno dopo giorno, mi sono appassionata sempre di più fino ad innamorarmene… ed ora non ne posso fare a meno.”
Se dovessi scegliere una parola che possa sintetizzare cosa è la danza per te, quale sceglieresti?
“Un rifugio, un “luogo” dove liberare la mente…”
Quale è il ricordo più bello che hai legato alla danza?
“Ne ho tantissimi! Se dovessi sceglierne uno, forse direi il mio primo Campionato Italiano: ci siamo posizionati al primo posto con “Alice nel Paese delle Meraviglie”, anche se pensavamo di essere arrivati ultimi dal momento che, prima, si votava in diretta e gli 1 e i 2 dei giudici non li interpretammo come posizioni ma come voti. A questo unisco sicuramente il primo campionato internazionale in Polonia.”
Cosa credi che la danza ti abbia regalato a livello emotivo?
“Penso che la danza mi abbia aiutato a superare momenti di difficoltà, mi ha insegnato ad accettarmi, a superare i miei limiti oltre che a gestire le emozioni. Inoltre mi ha insegnato che nulla è più forte della forza che una squadra può avere: tante persone diverse, ognuna con le proprie sfaccettature, in pista possono essere un’anima sola. “
In cosa credi che la danza ti abbia avvantaggiato nella tua vita quotidiana?
“Mi ha aiutato ad allenare e stimolare la memoria e credo che questo sia un grade vantaggio. ”
Quale è stata la cosa più difficile come ballerino?
“A volte la cosa più difficile è lasciare tutte le preoccupazioni fuori dalla sala e lasciarsi andare. Ma se riesci a farlo, alla fine, si rivela la cosa più liberatoria che possa esistere.”
Hai uno stile preferito?
“Assolutamente lo Show Dance, ma negli ultimi anni mi sta appassionando sempre di più al Jazz. “
Tu hai ballato in coppia, giusto? Quale è la parte più bella e la parte più difficile del ballare in coppia?
“La parte più bella è l’alchimia che si crea… è un rapporto speciale che va al di là del semplice ballo insieme, soprattutto quando ti trovi a condividere nuovi traguardi ed emozioni. Al contrario è sempre un po’ più complicato riuscire a coordinarsi, in particolare quando la memoria fa scherzi e non si può improvvisare così facilmente (anche se nel Paso Doble noi eravamo bravissimi a farlo).”
Hai un desiderio o un sogno?
“Il mio desiderio è quello di riuscire a ballare per tutta la vita.”
Parlaci di come affronti la gara, cosa preferisci o non preferisci della competizione?
“Da bambina vedevo le gare come un gioco, non sentendo per nulla la competizione. Crescendo e forse anche con l’aumentare dell’importanza delle gare, ho acquisito sempre più consapevolezza della competizione e di conseguenza più ansia… la parte che proprio non preferisco delle gare. Involontariamente, soprattutto con il Solo, inizio la giornata in silenzio. Non lo faccio apposta, ma ho notato che tendo a isolarmi da tutto quello che mi succede intorno per prepararmi al meglio sia fisicamente, ma anche esteticamente e mentalmente. Quindi, dopo essermi riscaldata per bene, leggo l’ordine e quindi apprendo che come sempre ballerò dopo la Diva delle Dive: Angelo Piotto. Ormai è diventato un aneddoto da raccontare, ma fatalità vuole che sia sempre così. Ora a bordo pista c’è un dubbio: guardo lo spettacolo che accadrà prima di me oppure no? Ovviamente non voglio perderlo, ma dopo l’ennesimo salto perfetto e l’ennesimo giro perfettamente in asse… mi scoraggio e quindi decido di girarmi. Ed ecco che realizzo che dopo di me ci sarà un altro mostro, che sia Elena Onorio o Alice Contestabile. Diciamo, quindi, che ora posso solo arrendermi a godermi lo spettacolo… quando entro in pista, l’unico pensiero è quello di divertirmi e di dare il mio meglio (almeno ci provo …).”
Come ti senti quando ti trovi a ballare in sala?
“Spensierata… penso che quello sia il posto in cui si può (si deve) sbagliare per migliorarsi. Se in qualcosa non si riesce, non bisogna preoccuparsi … se ci si sente ridicoli, non bisogna preoccuparsi. L’importante è non perdersi d’animo, provando e riprovando, alla fine ci si riesce (tranne per il pesciolino …).”
È cambiato qualcosa da quando eri bambina? Hai notato una crescita emotiva o sensazioni diverse in relazione alla danza?
“Proprio come dicevo prima … da piccola vedevo tutto più come un gioco. Crescendo mi diverto e sto bene in sala, ma ho imparato sempre di più a guardarmi dentro, provando a capire attraverso le varie musiche quello che sento e provando a trasmetterlo anche alle persone per cui ballo…”
Cosa consiglieresti ad un bambino che vuole intraprendere la danza come sport?
“Ovviamente di farlo, all’inizio magari sarà un po’ difficile, ma se c’è la passione anche fare 9 ore di prove… non risulta faticoso.”
Evento in evidenza
A cura di Monica Di Stasi
DANCESPORT CIDS DAYS MOLISE
Una giornata di studio e condivisione a Vinchiaturo
Questa sezione è dedicata al racconto di uno degli eventi più vicini nel tempo
che abbiamo realizzato o a cui abbiamo partecipato
Lo scorso 3 novembre in tutte le regioni d’Italia si è svolto in contemporanea il DANCESPORT DAYS, raduno di tecnici e atleti di tutte le discipline promosso dal Coordinamento Italiano Danza Sportiva (CIDS). In Molise l’evento, organizzato dai direttori regionali Luca Russo e Franco Scarnecchia, si è tenuto presso il palazzetto dello sport di Vinchiaturo, il quale è stato, per ben 8 ore, il palcoscenico di 120 atleti provenienti da tutta la regione. Tra essi non potevano mancare anche quelli della Dancing Art Molise che ha partecipato all’evento con una rappresentanza di 45 atleti di ogni età e livello. Diverse sono state le discipline in cui essi si sono dovuti cimentare: dalle danze accademiche a quelle latine passando per le danze caraibiche e quelle street. Una giornata, quindi, ricca di studio, confronto e condivisione.
Dopo i saluti iniziali, la lunga kermesse di danza non può cominciare se non con un bel riscaldamento. Così sulle note di “Eye of the Tiger”, dietro le indicazioni di Annalisa Vasile, gli atleti iniziano il risveglio muscolare (e non solo) facendo qualche giro di corsa come solo Rocky Balboa poteva fare. Dopo corse, affondi, stretching di coppia, gli atleti sono pronti ad affrontare le lezioni seguenti. È la volta, quindi, di tuffarsi nelle danze accademiche con Simona Trivisonno. Tutti in fila per poter svolgere qualche diagonale di chassé, slanci, salti e poi via alla ricerca di un partner per imparare ed eseguire una coreografia. La canzone? “Per due come noi” di Olly e Angelina Mango. Passo dopo passo i ballerini memorizzano la sequenza e sono pronti, così, a lasciarsi trasportare dalla musica raffigurando con il proprio compagno, conosciuto magari anche qualche minuto prima, le parole della canzone attraverso il proprio corpo. Le lancette dell’orologio, però, camminano in fretta ed è arrivata l’ora, per chi le ha, di indossare le scarpe da ballo. È, infatti, il momento delle danze latine. Il palazzetto si ritrova improvvisamente in Brasile pronto ad imparare con Tiziana Ercoli qualche passo di Samba. Si inizia, in particolare, da ciò che è la base per questa danza: il bounce. Gambe, quindi, aperte, ginocchia piegate, pelvica in avanti e pronti a “molleggiare” seguendo il ritmo sincopato della musica. Se in un primo momento questo può sembrare difficoltoso per coloro che non lo hanno mai fatto prima, presto anche i non latinisti iniziano ad avere un po' più di confidenza con il bounce e sono pronti per poterlo applicare anche nei nuovi passi da imparare. Tra whisk, botafogo, criss cross, samba walk, le anche vengono ondeggiate da una parte e dall’altra e i ballerini man mano incominciano ad assimilare quegli stessi passi che prima potevano sembrare impossibili e a farli, almeno in parte, propri. Ma il tempo per il samba è scaduto ed è la volta di indossare le scarpe da ginnastica per scatenarsi, con Eliana Elia, nella danza di strada per eccellenza: l’Hip Hop. Così, dopo un breve riscaldamento per entrare appieno nel groove delle danze street, i ballerini sono tutti carichi per imparare la coreografia proposta (o almeno provarci). Tutto, infatti, fila liscio fino a che non parte la musica e i ballerini capiscono che, ciò che un attimo prima sembrava potesse essere fattibile, era, in realtà, tutto molto più accelerato. Ma non importa! Basta, infatti, avere il groove giusto che scorre nelle vene per potersi scatenare ed eseguire la coreografia facendola letteralmente propria. E con questo intendo dire che ognuno faceva passi non del tutto simili a quelli previsti. Se solo ci fosse stato uno specchio forse i ballerini tutti, guardandosi, non avrebbero continuato ad essere così eccitati e scatenati. Dall’hip hop si passa per qualche minuto al Popping, danza basata sulla rapida contrazione e successivo rilassamento dei muscoli che causa una sorta di scatto nel corpo del ballerino. Un tantino complicato, però, da mettere in pratica tanto da risultare, nonostante l’impegno, un po' degli zombie vaganti. Si ritorna, presto, alle danze accademiche. Con Alessia Esposito, è la volta, infatti, di entrare in connessione con il proprio corpo. “Immaginate, ora, di muovermi nello spazio che vi circonda pensando ad un battito cardiaco e alle onde che esso genera le quali sono più basse prima di raggiungere un picco” spiega la tecnica ai ballerini davanti a lei. Ed è sempre pensando a tale battito che viene eseguita anche la coreografia seguente sulle note di “Sogna, Ragazzo, Sogna”. Pensare al proprio sogno e a cercare di raggiungerlo ad ogni costo non mollando mai ma, anzi, perseverando nonostante le difficoltà che potranno esserci durante il cammino è quello a cui pensano i ballerini compiendo la coreografia. Ma è finalmente giunto il momento di fermarsi e fare un po' di pausa per riacquistare le energie e per scambiare qualche pensiero e risata ripensando alle lezioni fatte in precedenza. Finita la pausa pranzo gli atleti sono carichi per tornare di nuovo in pista. Prima, però, di proseguire con le lezioni pratiche viene effettuata una breve spiegazione di quelli che sono i parametri giudicanti. I ballerini possono, così, capire sulla base di cosa le persone che si ritrovano di fronte nel corso delle loro gare li giudicano in modo da poter rispondere meglio, attraverso la propria esibizione, ai loro metri di giudizio. Si ricomincia, poi, con le lezioni ed è di nuovo la volta delle danze accademiche. Dopo aver svolto un dinamico riscaldamento, sarà, infatti, Gaia Corvo a proporre il proprio stile e la propria coreografia ai ballerini. Una coreografia fatta di scatti di testa, giri, movimenti armonici, slanci costruita seguendo la musica e tutte le sue sfaccettature. Di nuovo scarpe da ballo ai piedi perché si ritorna alle danze latine. Con Luca Russo, ad entrare in pista è il Cha Cha Cha, danza di origine cubana dal ritmo molto marcato e scandito dal tempo delle percussioni. Ed è proprio seguendo tale ritmo che gli atleti si ritrovano ad effettuare delle camminate lungo tutta la pista. Parola d’ordine? Essere scattanti con le gambe. E per riuscire a farlo meglio, una piccola prova di femminilità. Le ballerine, infatti, dovranno passare vicino ai ballerini disposti in fila e catturare la loro attenzione non solo attraverso il movimento delle gambe ma anche con sguardi, carezze, baci, movenze delle braccia. Si passa, successivamente, ad apprendere e mettere in pratica una breve sequenza di passi senza però dimenticare di essere scattanti ed impattanti. Si rimane in America Latina anche per l’ultima lezione della giornata: quella di Salsa Shine con Antonio D’Ottavio. Tutti, quindi, in cerchio e via con il movimento di bacino e di spalle caratteristici di questa danza caraibica individuale che amalgama passi di salsa e gestualità del corpo tirando fuori la femminilità per le donne e la virilità per gli uomini. Il tempo di capire il ritmo caraibico con le sue pause sul quattro e l’otto del conteggio e presto ci si tuffa ad imparare la coreografia proposta tra basi, vuelta, scrollo di spalle e Suzy Q.
Le lezioni sono, pertanto, finite ma il Dancesport Day non è ancora terminato. È, difatti, il momento dell’allenamento guidato, ultima parte di questa lunga giornata. Chi vuole può quindi buttarsi in pista e ballare la propria disciplina o anche una sperimentata nel corso della giornata come se si stesse svolgendo un allenamento per l’appunto. Così ognuno mostra agli altri quello che sa fare meglio svolgendo la propria coreografia o improvvisando sulla musica. Dopo otto ore di danza si è arrivati al termine…ah no! C’è ancora spazio ed energia per ballare ancora tutti insieme, ballerini e tecnici che hanno reso possibile tutto ciò. Quale modo migliore per poter concludere la giornata?
Così sudati ma felici gli atleti possono tornare a casa portando con sé un pezzettino di ogni altra disciplina sperimentata che possa arricchire il proprio modo di danzare. Che sia l’eleganza, l’armoniosità delle danze accademiche, l’eccentricità delle danze street o il ritmo travolgente delle danza latine e delle danze caraibiche.
Stagione 2008/2009: ll Molise a Mattina in Famiglia
Quel viaggio indimenticabile nel mondo della TV
Questa sezione è dedicata al racconto di uno degli eventi
che abbiamo realizzato o a cui abbiamo partecipato durante i nostri 20 anni di attività
Il Ricordo
A cura di Valentina Trivisonno
Inizia la stagione 2008/2009 e tra le varie competizioni agonistiche da programmare c'è anche un evento extra-sportivo: ogni regione ha la possibilità di partecipare alla trasmissione "Mattina in famiglia" che va in onda da anni su Rai 2 tutte le domeniche mattina. Durante il programma televisivo, viene riservata una parte alla sfida tra scuole di ballo (ognuna rappresenta la propria regione) e la vincitrice del televoto passa al turno successivo. La prima fase, quella di qualificazione, prevede che la regione vincitrice per 5 giornate consecutive possa passare direttamente alla fase finale, quella degli ottavi di finale.
La Dancing Art Molise decide di partecipare e viene selezionata. La sfida è ardua, può una regione piccola come quella del Molise competere con regioni numericamente molto più grandi? Ma lo spirito con cui partecipano i ballerini molisani è quello di chi vuole andare in tv per vivere un'esperienza unica e diversa da quelle solite dell'attività agonistica. E infatti questo programma ha rappresentato non solo una sfida, ma anche un'occasione di crescita e di confronto per i ballerini molisani.
Il percorso della squadra della Dancing Art Molise, capitanata dai maestri Luca Russo e Simona Trivisonno, è stato incredibile e straordinario allo stesso tempo. Il percorso inizia il il 14 dicembre 2008 con la sfida contro la Sicilia, durante la quale i ballerini molisani ballano sulle note di alcune importanti canzoni degli anni '60 cantate da Gianni Morandi e Rita Pavone, tutte con un tema comune: l'amore e la gelosia. E la prima sfida porta già alla prima vittoria con il 57% dei voti. Il percorso inizia alla grande, ma grazie alla vittoria il Molise dovrà tornare in Tv dopo solo una settimana. Il 21 Dicembre 2008 su Rai 2 sarà il Lazio ad attendere la Dancing Art Molise. Ma prima della durissima sfida televisiva, c'è un impegno più urgente: ideare una nuova coreografia, pensare alle nuove musiche e mixarle, procurare i nuovi vestiti per tutti i ballerini e infine, ancora più difficile, programmare le prove in 6 giorni tra impegni lavorativi e scolastici.
La settimana vola e la sfida arriva. Il 21 Dicembre il Molise vince ancora, batte il Lazio e deve tornare di diritto in TV dopo una settimana, di nuovo con nuove idee, nuove musiche, nuove coreografie, nuovi vestiti e altre prove senza dimenticarsi di trascorrere il Natale in famiglia.
La partecipazione a "Mattina in famiglia" non si è limitata alle performance in studio, ma anche alla promozione dell'evento: ogni settimana, centinaia di volantini venivano stampati e affissi non solo a Campobasso, ma anche in altre città molisane per incentivare il televoto, creando un senso di comunità e di appartenenza che ha unito ballerini e sostenitori.
E così le festività natalizie procedono tra TV, prove e organizzazione trasferte da Campobasso a Roma. Fino all’11 gennaio 2009 il Molise ottiene il massimo, ben 5 vittorie consecutive (e inaspettate) rispettivamente contro Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia ed Emilia Romagna, accumulando punteggi significativi e guadagnandosi così l'accesso alla fase successiva del programma.
I ballerini molisani tornano così il 3 maggio 2009 ai quarti di finale contro la Puglia; con una coinvolgente esibizione sulle musiche di Mina portano a casa la vittoria con un bellissimo 60%.
Il Molise passa così in semifinale dove si scontra con il Piemonte, ma anche in questo caso non c’è storia; la Dancing art dimostra passione e carattere anche in questa sfida e con un emozionante 61% accede alla tanto voluta FINALE.
Le gare sono state un crescendo di emozioni, non solo per i concorrenti, ma anche per il pubblico molisano che ha sostenuto i propri rappresentanti con entusiasmo e calore fin dalla prima puntata. Nei mesi durante i quali il Molise ha ballato in TV, sono state tantissime le persone che hanno dimostrato sostegno e supporto ai ballerini molisani, tanto che ormai la vittoria di ciascuna puntata non era solo riservata alla Dancing Art Molise, ma a tutta la regione.
Nonostante il forte sostegno del pubblico molisano, la Dancing Art assapora la prima sconfitta proprio in finale contro la Basilicata ottenendo il 45% dei voti. Pur non riuscendo a portare a casa la Coppa, il team molisano ha dimostrato grande talento conquistando il cuore di tanti. Dietro le performance televisive c'è stato infatti un backstage fatto di un mix di emozioni e soddisfazioni, a partire dai complimenti fatti dai conduttori per le coreografie, al feeling che si è creato con i cameramen nell'ideare movimenti studiati apposta per le riprese televisive, al piacere per i ballerini di stare insieme, trascorrere il viaggio da Campobasso agli studi televisivi di Roma, pernottare in hotel la notte prima delle puntate (per scaramanzia sempre nello stesso hotel), ansia, suspence, attesa prima della diretta televisiva e infine la gioia finale di tornare a casa da vincitori.
Per i membri della Dancing Art Molise questa esperienza è stata molto più di una semplice competizione: è stata un'opportunità per crescere come ballerini, per creare legami e per confrontarsi con altre scuole di ballo provenienti da diverse regioni.
È un ricordo indelebile che ha lasciato un segno nel cuore di tutti coloro che vi hanno partecipato, dimostrando come il ballo possa essere un potente strumento di integrazione e di sviluppo personale.
Approfondimento video. Rivedi le puntate:
Prima puntata del 14 Dicembre 2008 contro la Sicilia
Clicca su ciascuna mmagine per vedere i 2 video
Semifinale del 24 Maggio 2009 contro il Piemonte:
Lo sai che...
Danza e Moda, un binomio complementare
A cura di Elena Leccese
Questa sezione è dedicata alle curiosità sul mondo della danza
Moda e danza, seppur espressioni artistiche distinte, condividono un legame profondo che va oltre la superficie: entrambe raccontano storie, creano atmosfere e permettono all’essere umano di esprimere sé stesso. Nel momento in cui un danzatore entra in scena, infatti, smette di essere sé stesso e diventa interprete del ruolo assegnatogli. Il costume che indossa non è quindi casuale ma è una scelta che rispecchia parametri ben decisi: coerenza con la narrazione della performance, bellezza estetica, legame con lo stile di danza e praticità.
Il primo costume che è nato esclusivamente per essere utilizzato nel mondo della danza è il tutù che venne introdotto nel 1832 grazie ad un’ideazione di Eugène Lamy e indossato per la prima volta dalla ballerina Maria Taglioni in occasione del celebre balletto “La Sylphide”. Il tutù fu una vera svolta, soprattutto per le ballerine, che finalmente abbandonarono i vestiti pesanti e ingombranti che ne limitavano i movimenti a favore di un tipo di gonna corta e leggera che permise il cambiamento stesso della danza; il gonnellino di tulle permise infatti la scoperta di nuovi movimenti e nuovi passi decretando un prima e dopo nel mondo della danza.
Il primo che comprese l’importanza scenica e comunicativa della danza fu senza dubbio Luigi XIV che organizzava ogni settimana a Versailles feste che avevano come filo conduttore temi mitologici rappresentati tramite spettacoli danzanti coronati da scenografie che riproducevano uno scenario fantastico e costumi realizzati con tessuti preziosi e gioielli ornamentali. Non è un caso che Luigi XIV viene chiamato Re Sole. Sembra infatti che proprio durante una di queste feste il giovane Re partecipò al “Ballet de Nuit” interpretando proprio il Dio del Sole; per l’occasione Luigi XIV si fece realizzare un sontuoso costume dorato, con raggi solari decorativi che si irradiavano dal suo corpo in maniera tale non solo da incarnare l’astro luminoso, ma anche da dare un chiaro messaggio politico: lui è il centro attorno al quale ruota tutto.
È però con la nascita della scuola russa e dei suoi balletti che il legame tra danza e moda diventa indissolubile. I Balletti Russi, infatti, fondati nel 1909 dall’impresario Sergej Djagilev, sono una delle compagnie di danza più influenti nella storia dell’arte e della moda del XX secolo. Con le loro innovative scenografie e costumi, i Balletti Russi contribuirono a trasformare la danza in un’opera d’arte totale, fondendo movimento, musica, pittura e design in un'esperienza estetica unica. La danza fu quindi un grande modello di ispirazione per il mondo della moda, non possiamo infatti non mansionare le parole dello stilista di origini tedesche Karl Lagerfeld che affermò: “Penso che qualunque designer del ventesimo e ventunesimo secolo sia stato in qualche modo ispirato da i balletti russi”. Lo stilista stesso infatti collaborò nel 2009 con l’English National Ballet per la creazione dell’iconico vestito per la morte del cigno nel celebre balletto “Il lago dei cigni”.
La prima stilista che però ha dato il via alla collaborazione tra stilisti e il mondo della danza è stata però Coco Chanel, alla quale venne affidata la realizzazione dei costumi dell’opera “Le train bleu”, coreografata da Diaghilev per il Balletto russo. Chanel trasformò l'abbigliamento per la danza, introducendo tessuti leggeri, funzionali e pratici abbracciando un’estetica pulita e sobria, una novità rispetto agli stili elaborati della danza dell'epoca. I suoi costumi erano minimalisti, senza fronzoli o dettagli superflui, in linea con il suo stile personale e con la sua filosofia di "less is more". Chanel introdusse così l’eleganza del quotidiano nella danza, avvicinando il costume di scena alla moda contemporanea. La lunga storia d’amore tra Chanel e la danza non si è mai interrotta, quest’anno infatti la maison francese ha realizzato i costumi per il balletto “Word for Word” presentato all’Opera di Parigi dando vita ad una collaborazione che ancora una volta ha permesso di unire i codici stilistici del brand reinterpretandoli in chiave teatrale.
A trarre una forte ispirazione dalle linee tipiche dei costumi di scena dei balletti, tanto da farne una cifra stilistica vincente, è stato sicuramente Christian Dior. La famosa donna fiore con quello che venne definito New Look da lui dipinta era infatti caratterizzata da vestiti con vitini di vespa e gonne ampie, ma al contempo leggere, tracce che oggi sono seguite anche dalla direttrice creativa della maison: Maria Grazia Chiuri.
In questo articolo abbiamo esplorato solo alcuni degli esempi che uniscono il mondo della moda a quello della danza ma possiamo comprendere come questi due mondi continuano a ispirarsi reciprocamente, dimostrando che l’arte può avere forme molteplici e complementari. Ogni movimento può trasformarsi in una nuova tendenza, ogni stoffa può raccontare una storia e ogni abito può diventare parte di una coreografia. Insieme, queste arti ci mostrano che il corpo, attraverso il movimento e il design, può essere uno strumento potente per esprimere emozioni, idee e valori umani universali.
Pillole di Danza
Le danze latino-americane
alla ricerca del feeling di coppia
A cura di Luca e Simona
Questa sezione è dedicata alla descrizione di discipline o di aspetti tecnici
che riguardano la danza
Le danze latino-americane sono una delle discipline più antiche e praticate della danza sportiva nel mondo. Insieme alle danze standard sono chiamate “danze internazionali”.
Sono 5: Samba, Cha cha cha, Rumba, Paso Doble e Jive.
Hanno origine latina, ma se è vero che il Samba è nato in Brasile, il Cha cha cha e Rumba sono di origine cubana, il Paso Doble ci porta in Spagna e il Jive in America, possiamo dire che è in Europa che vengono codificate e diffuse sotto forma di competizione.
Nascono come danze di coppia, nella rappresentazione pittoresca del classico “corteggiamento” tra l’uomo e la donna, tra la voglia del ballerino di farsi notare agli occhi della dama all’istinto di farsi desiderare e al tempo stesso richiamare l’attenzione da parte della ballerina.
Nascono così passi, scambi, sguardi tipici del corteggiamento. Ed è in questo contesto che si vanno a delineare tutti gli elementi successivi, come l’abbigliamento, il trucco e la gestualità.
Pur rientrando in un’unica disciplina, le danze latino-americane hanno 5 stili completamente diversi:
il Samba ricorda, in versione codificata, il Samba brasiliano, con il suo brio, l’euforia e la voglia di divertirsi delle popolazioni brasiliane. Dal punto di vista tecnico il Bounce (molleggio del corpo) accompagna quasi tutta la performance;
il Cha cha cha ha uno stile più aggressivo, i ballerini ballano con maggior ritmo e i passi risultano molto veloci e scattanti. La rotazione dei fianchi, l’estensione delle gambe e delle braccia e le figure con il classico check (arresto) impegnano molto i ballerini sia mentalmente, sia fisicamente;
la Rumba è il ballo più passionale dei cinque. Considerata il “ballo dell’amore”, vede molta più sinuosità nei corpi e il ritmo più lento favorisce movimenti più ampi e morbidi;
il Paso Doble richiama la corrida spagnola, nella perenne sfida tra toro e torero. Le figure, i movimenti e le torsioni rappresentati dal ballerino ricordano molto quelle del torero. La ballerina, con le sue movenze, rappresenta la “capa”, il classico drappo rosso simbolo della sfida al toro;
il Jive è il ballo più frizzante e vivace di tutti. Un mix di passi provenienti dai balli Swing americani e del Rock’n Roll generano più complicità di movimenti e di sguardi tra i due ballerini.
Essendo una disciplina nata in coppia risente molto del legame e del feeling tra i ballerini, rapporto che spesso, tra velocità di esecuzione e differenze fisiche tra l’uomo e la donna, genera non poche difficoltà ai ballerini. Ed è proprio da questa connessione che si sviluppa l’essenza delle danze latine in coppia.